Inaugurata con un webinar la mostra voluta dalla Kogakuin University. Focus su arte e cultura ma anche riti sacri e cibo.
La Sardegna alla conquista del Giappone. Secondo atto. Sì, perché quel volume voluto un anno fa da una università di Tokyo per fare conoscere al pubblico nipponico la nostra isola, ai più sconosciuta, ora è diventata anche una mostra. Il Covid ha costretto gli organizzatori ad allestirla in forma digitale, ma ci sarà anche una esposizione fisica alla Kogakuin University. L’inaugurazione on line è fissata per oggi, alle 11.30, con un webinar in cui saranno illustrati i contenuti della mostra, intitolata “La tradizione culturale e architettonica della Sardegna, l’isola nel cuore del Mediterraneo”. Perché l’obiettivo è proprio quello di esportare un’immagine della Sardegna che vada oltre i soliti – per quanto sempre validi e apprezzati – cliché del mare e delle spiagge. L’obiettivo della mostra, e prima ancora del libro, è quello di svelare ai giapponesi la ricchezza culturale e artistica della Sardegna. Un progetto nato grazie all’incontro tra l’architetto Toshihiko Suzuki e il suo giovane collega di Porto Torres, Emiliano Cappellini, che prima della laurea ad Alghero aveva fatto un tirocinio a Tokyo proprio nello studio di Suzuki, l’Atelier Opa, e poi si è trasferito a Tokyo per lavorare insieme a lui e alla moglie, la designer Yuki Sugihara. È lì che è iniziato il pressing di Cappellini per fare visitare la Sardegna a Suzuki, che alla fine ha ceduto e, una volta arrivato nell’isola, è rimasto folgorato sotto tutti i punti di vista. Da Alghero a Cagliari, passando per Sassari, Castelsardo, Porto Torres, Porto Cervo, Porto Rotondo, Torralba, Bonorva, Oliena, Mamoiada, Orani, Cala Gonone, Ulassai, Bosa, Samugheo, Oristano, Cabras, Tharros, Mogoro, Barumini. Il tour, organizzato da Cappellini insieme a un altro architetto, Stefano Ercolani, ha reso subito chiara al team giapponese l’importanza della Sardegna al centro del Mediterraneo. E così è nata l’idea del volume firmato dal team editoriale di “Niche”, la rivista dell’università Kogakuin che in passato aveva già realizzato libri monografici sulla Cina, Parigi, Praga, Budapest, Vienna.
Al lavoro sette autori giapponesi – Suzuki e Sugihara, più Tomoaki Nakashima, Kazuo Tsuchiya, Hiroshi Kagawa, Hidenobu Jinnai e Terunobu Fujimori – e sei italiani – Cappellini, Ercolani, più l’architetto Andrea Lutzoni, il fotografo Giovanni Piliarvu, il gastronomo Giovanni Fancello e il curatore Stefano Resmini. I tre punti cardine del loro lavoro sono stati l’unicità dell’isola all’interno del panorama italiano e la sua commistione culturale, la valorizzazione della storia e della cultura nell’ottica di riconoscere l’isola non solo come meta turistica estiva e il rinforzo del legame instaurato tra Giappone e Sardegna. In tutto sono stati pubblicati 1200 volumi in Giappone, altri 100 sono stati distribuiti in Sardegna. I primi fruitori sono stati gli ex alunni e gli studenti della Kogakuin University che hanno così potuto conoscere quest’isola, fino a quel momento, misteriosa. Ma il lavoro ha suscitato interesse anche nelle stesse istituzioni, dal ministero della Cultura alla Regione Sardegna, dall’Enit all’ambasciata italiana in Giappone, ma anche l’associazione Isola Sardegna Giappone, la Public Interest Incorporated Foundation Window Research Institute e la stessa Kogakuin university, che hanno deciso di supportare la realizzazione della mostra.
I temi sono gli stessi del volume. Si parte con “La storia della Sardegna”, con focus sul periodo nuragico, sul Medioevo, sulle chiese romaniche, sulle rovine di Tharros, sul culto delle acque sacre e sulla misteriosa isola di ipetra. Il secondo argomento, a cura di Ercolani, sarà l’artigianato sardo e la sua evoluzione in design: i gioielli, i tessuti, l’intreccio. Si passa poi alla cultura sarda con i paesaggi e le feste sacre, corredati dalle fotografie di Piliarvu, e il cibo a cura di Fancello. Il quarto capitolo, firmato da Resmini, sarà dedicato all’arte, in particolare a due artisti che hanno fatto conoscere l’isola nel mondo, Costantino Nivola e Maria Lai. I musei di Orani e Ulassai hanno collaborato all’allestimento. Infine, ci sarà una mostra d’arte contemporanea, “Adagio”, dedicata a nove giovani artisti sardi, accuratamente selezionati da Davide Mariani, direttore della Stazione dell’arte di Ulassai. L’esposizione a Tokyo durerà 20 giorni, mentre on line andrà avanti per un anno.